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PETITS ARRANGEMENTS AVEC LES MORTS Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 4 dicembre 1994
 
di Pascale Ferran, con Didier Sandre, Catherine Ferran, Charles Berling (Francia, 1994)
 
Premio Caméra d'or al Festival di Cannes del '94
Piccoli aggiustamenti, arrangiamenti con i morti: il film di Pascale Ferran non è tanto sulla morte, quanto sull'effetto del lutto sui vivi. Opera prima di grande impegno ed ambizione, PETITS ARRANGEMENTS è composto da un trittico, e ruota attorno a tre personaggi: Jumbo, un ragazzino, François, un giovane adulto, Zaza, una quarantenne. Tutti confrontati alla perdita di un essere caro, tutti segnati dalle conseguenze (primo fra tutti, il senso di colpa) di questa perdita.

Frammenti di esistenze che vengono inseriti in un mosaico temporale. Libertà estremamente controllata, audacia e riflessione sorprendente nell'uso dello spazio e del tempo: come in quella prima panoramica, sulla spiaggia piena di grida e di sole, che finisce per arrestarsi sul castello di sabbia.

Un castello di sabbia che non si limita a dei significati evidentemente simbolici: ma che è il fulcro, l'oggetto osservato dai tre protagonisti. Jumbo che l'osserva da sotto il pedalo, François dall'altro delle dune, Zaza dalla sua posizione coricata sulla spiaggia. Tre attitudini che traducono la natura dei personaggi: prima che finisca inesorabilmente eroso dalle onde, dal tempo e dalle trame.

Tre episodi che si riallacciano ad una tematica comune: ma che, brillantemente, si articolano su ritmi, e soprattutto modi espressivi che si rinnovano costantemente: dal tono letterario, frammisto di umorismo e sorprendenti libertà espressive del primo episodio, a quello scientifico del secondo, al realismo che sconfina nel fantastico del terzo.

Senza presunzione, incollandosi con affetto ai personaggi, il cinema preciso, matematico ma mai rigido di Pascale Ferran mira estremamente in alto: nientemeno che dalle parti di Alain Resnais. Come nel cinema dell'autore di MON ONCLE D'AMERIQUE, il vero protagonista è il tempo. Che nel suo svolgersi e riavvolgersi, sembra costringere le storie, le psicologie a spiegarsi, i personaggi ad affrontare sé stessi e, soprattutto, le proprie motivazioni. Ad esplodere in mille particelle l'unica immagine del presente: per soffrirla, per spiegarla.


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